Ci sono moltissime definizioni di Mindfulness. Non ci si riferisce a un particolare stato mentale (come l’essere in pace o gioiosi) né a particolari contenuti mentali (come pensieri o stati d’animo positivi) ma piuttosto ad una qualità della mente, ad una attitudine, ad un particolare atteggiamento verso la nostra esperienza, qualunque essa sia.
La definizione più famosa è quella di Jon Kabat Zinn che riporto di seguito:
Porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, al momento presente, in modo non giudicante, non critico e di accettazione”
(Jon Kabat-Zinn, 2003)
Ne riporto una ulteriore che spiega bene il concetto:
“Una sorta di attenzione saggia, nuda, ed equanime, una presenza mentale, che osserva il continuo e mutevole flusso di sensazioni, emozioni, pensieri nel qui e ora, distinta quindi dall’attenzione funzionale cioè finalizzata a uno scopo condizionata da ciò che è utile e da ciò che non lo è”
(Teasdale, 2010)
Chiara comprensione
A me piace molto quella delle origini del termine: in lingua pali, la lingua del Buddha, il termine “Sati” (che in inglese viene tradotto come Mindfulness) ha numerosi significati diversi e racchiude anche quello di altri termini come “chiara comprensione” e “cura sollecita, attenta e fiduciosa”. La “chiara comprensione” include la capacità di percepire i fenomeni senza che siano annebbiati da stati d’animo deformanti (come umori ed emozioni) e la capacità meta cognitiva di monitorare la qualità dell’attenzione.
Citando J. Kabat-Zinn (“Ritrovare la serenità”): Tradizionalmente, l’idea di imbrigliare la capacità naturale della mente di generare calma e chiarezza è ben catturata dall’immagine di un bicchiere di acqua torbida. Finché continuiamo ad agitare, essa rimarrà opaca e torbida. Ma se abbiamo la pazienza di stare semplicemente ad aspettare, i corpi estranei si depositeranno naturalmente sul fondo del bicchiere, mentre il resto sarà acqua pura e trasparente”.
La “cura sollecita” può essere intesa come la capacità, appresa attraverso l’addestramento con le pratiche di meditazione, di percepire, di capire quali pensieri, scelte e azioni conducano alla felicità e quali alla sofferenza.
Sati suggerisce anche il concetto di ricordo che non riguarda tanto la rievocazione di eventi passati quanto piuttosto il ricordare continuamente di essere consapevoli e attenti.
Secondo Kabat -Zinn, la Mindfulness può essere considerata una capacità umana universale che può alimentare la chiarezza del pensiero e l’apertura del cuore; lo scopo della Mindfulness è mantenere la consapevolezza momento dopo momento, distanziandosi da un forte attaccamento ai pensieri, convinzioni, o emozioni, e quindi sviluppare un maggior senso di equilibrio e benessere fisico ed emotivo.
La Mindfulness può essere anche definita la pratica dell’usare in modo saggio il proprio tempo.
Utilizzare il tempo in modo saggio
La Mindfulness è la pratica del “semplicemente essere”. Del risvegliarsi e del diventare più consapevoli di ciò che accade dentro e fuori di noi. Non siamo più ostaggi del nostro rimuginio mentale, ma lasciamo che le cose siano così come sono. Essere consapevoli vuol dire essere presenti. E quando siamo presenti non combattiamo più per cambiare ciò che è. Siamo semplicemente presenti a quello che c’è e il risultato è che i pesi e le preoccupazioni tendono a dissolversi.
Sentirsi tristi, preoccupati o infelici è una caratteristica connaturata alla condizione umana. Sono stati d’animo ai quali è impossibile sfuggire e fanno parte dell’esperienza di ogni uomo. Paradossalmente il semplice restare presenti alle nostre emozioni afflittive, invece del doverle a tutti i costi capire e correggere, fa sì che tendano a risolversi.
Il nostro compito è aprire gli occhi. Diventare più consapevoli della realtà intorno a noi. Rallentare. Smettere di cercare di capire tutto e accogliere qualsiasi cosa incontriamo. Prenderci il tempo di essere presenti. Questi sono gli insegnamenti della Mindfulness. È così che l’essere consapevoli può aiutarci a usare il nostro tempo con più saggezza.